Friday 19 September 2014

Le Dieci Immagini di Kakuan su Come Ingentilire il Toro


Le Dieci Immagini di Kakuan su Come Ingentilire il Toro

Dall’ombra di un Grande Quercia che continua a provvedere rifugio e uno Specchio del Sottile dal grande silenzio.  London, 2014



Le Dieci Immagini sul come ingentilire ilToro, si pensa siano state dipinte da Kakuan, un Maestro Ch'an Chinese del dodicesimo secolo, e poi nel quindicesimo secolo incominciarono a essere usate estensivamente come uno strumento per lo studio dello Zen in Giappone. Esse sono usate nel training formale Zen ancor oggi, per illustrare le tappe della propria realizzazione del processo di risveglio. Ciascuna delle dieci immagini è qui presentata con una prefazione, e introduzione generale alla tutta la serie, da Chi-Yuan, un monaco nella linea di trasmission di Kakuan.

Premessa: Chi-Yuan ha scritto questa prefazione alle dieci Immagini del Toro del Maestro Kuo-an [Kakuan]

La sorgente vera di tutti i Buddha è la natura originale degli esseri senzienti. Ingannati dall’illusione cadiamo nei Tre Mondi, risvegliandoci ci riscopriamo liberi dalle Quattro Modalitá dell’Essere. Conseguentemente c’è qualcosa per i Buddha da facilitare e qualcosa per la gente comune da compiere. Spinto dalla compassione il Vecchio Saggio si inventò varie maniere di insegnare ai suoi discepoli qualche volta la veritá più completa, altre volte una veritá parziale, conducendoli all’improvviso o gradualmente dal superficiale al profondo, dal grossolano al sottile. Finché uno dei suoi seguaci rispose con un sorriso. Egli non aveva uguali nella pratica del lasciare andare, con occhi come il blu loto. Da allora il tesoro della percezione del Vero Dharma si è diffuso ovunque, e ha raggiunto perfino il nostro paese.

Colui che ha ottenuto il nocciolo di questa veritá vola senza traccia come un uccello al di sopra delle leggi e convenzioni. Ma colui che è attaccato alla molteplicitá delle cose si perde nei discorsi ed è ingannato dalle parole: è come la tartaruga furbastra che provò a cancellare le proprie tracce con la sua coda , così facendole risaltare ancor più.

Tanto tempo fa il Maestro Ching-chu [Seikyo],cosciente delle diverse abilitá degli esseri senzienti, adattò i suoi insegnamenti alle capacitá dei suoi discepoli, e prescrisse ricette a seconda delle loro malattie individuali. Per questo motivo egli descrisse pittorialmente il processo di come ingentilire il toro. In quelle immagini col toro che gradualmente diventa sempre piu bianco, egli mostra prima il processo di crescita del discepolo, e poi quando il toro appare senza macchia,  come sia maturata la capacitá dello studente. Finche’, quando sia l’essere umano che il toro sono svaniti, egli illustra il dimenticarsi sia del cuore che delle circostanze [ Io e le cose].

Sebbene a questo stadio la diretta percezione sia arrivata fino alla radice, nelle circostanze ambientali qualcosa rimane ancora da chiarire. A questo punto quelli di capacitá superficiale tendono a ricadere in dubbi erronei, mentre gli studenti la cui percezione è ancora modesta o media, diventano confusi e si domandano se siano caduti in una vuota insostanzialitá, o alternativamente cadono nella trappola delle opinioni eternaliste.

Kuo-an [Kakuan] compose anche dei versi per ciascuna immagine. Come il Maestro Ching-chu [Seikyo] prima di lui, egli si diede senza riserve all’esecuzione di queste rappresentazioni. Le dieci bellissime poesie fanno luce l’una all’ altra e sono riflesse l’una dall’altra allo stesso tempo.

The Immagini del toro di Kuo-an’s [Kakuan] iniziano con la supposta sparizione del toro e conducono al ritorno all’origine. Queste poesie sono adatte alle diverse abilitá e bisogni di coloro che intraprendono ls pratica, come cibo e bevanda appagano fame e sete.

Con esse come guida io, Chi-yuan, ho investigato il significato profondo e ho estratto le sottigliezze nascoste, come una medusa presta il suo occhio al piccolo gambero che cerca rifugio al suo riparo.

Da ‘La ricerca del Toro’ fino a ‘L’immergersi nel Mercato’, come un tentativo di far quadrare il cerchio, la mia prefazione cerca di descrivere l’indescrivibile, così disturbando la pace dell' umanitá senza ragione. 
Non c’e cuore che si possa cercare, e tantomeno un toro !

Come è strano colui che si addentra nel mercato ! A meno che il cuore dei vecchi Maestri non sia stato eguagliato nella profonditá della loro realizzazione, la carenza e l’errore risultanti si propagheranno ai sucessori.

In veritá questa mia introduzione è sgorgata dalle profonditá del mio cuore.



I –ALLA RICERCA DEL TORO
Perche’ cercare ? Il toro non si è mai nascosto. Ma senza rendersene conto il mandriano è diventato estraneo a se stesso, e così il toro si è perso nel polverone. Le montagne di casa si allontanano ancor più e improvvisamente il mandriano si ritrova disorientato, in un groviglio di sentieri

La brama del guadagno e la paura della perdita divampano come una conflagrazione, e opinioni di giusto e sbagliato si oppongono l’una all’altra come lance su un campo di battaglia.

VERSI

1. Solo in una vasta zona selvaggia il mandriano cerca il suo toro nell’erba alta. 
Il fiume scorre in piena, le catene montuose si perdono in lontananza, e sempre più nella selva si addentra il sentiero. Da qualsiasi parte egli cerchi non trova nessuna traccia o indizio. Ormai spossato e disperato, mentre cala la sera, ode solo il canto delle cicale fra gli aceri.

2. Con lo sguardo perso in lontananza, il mandriano si affanna nella ricerca senza pace. Se ne rende poi conto che i suoi piedi sono giá sprofondati nel pantano della palude ? Quante volte al tramonto del sole, fra le erbe fragranti, ha egli canticchiato Hsin-feng [Shinpo], la canzone del mandriano, invano ?

3. Non ci sono tracce nell’origine, dove mai si puó cercare? Persosi, procede a tentoni nella nebbia fitta e vegetazione ingarbugliata. 
Anche se non se ne rende conto, tirando il toro per il naso, ritorna di giá come invitato. Ma all’ombra degli alberi, sul ciglio dell’acqua, come è triste la sua canzone !


II –IL RITROVAMENTO DELLE TRACCE



Leggendo i Sutra e ascoltando gli insegnamenti, il mandriano in qualche modo intuisce il loro messaggio e significato. Ha scoperto le tracce. Ora egli sá che tutte le cose sono fatte dello stesso oro, seppur nella loro varietá e molteplicitá, e che la sua stessa natura non è diversa da quella di ogni altro. Ma egli non può ancor distinguere ciò che è genuino da quello che è simulato or contraffatto, e ancor meno fra il vero e il falso.

E perciò non può ancora passare l'entrata, e solo provvisoriamente si può dire che ha trovato le tracce.

VERSI

1. All’ombra degli alberi sul ciglio dell’acqua le tracce del toro sono un pò dappertutto. Ha il mandriano trovato il cammino fra le alte erbe fragranti ? Per quanto lontano il toro possa ora correre, persino fin su per le montagne remote, con il naso teso verso il cielo, il toro non si può più nascondere.

2. Falsi sentieri si incrociano dove l'albero morto si erige nei pressi della roccia. Senza pace, girando attorno nel suo piccolo nido di erba, se ne rende conto del suo errore ? Nella sua ricerca, proprio mentre i piedi seguono le tracce, egli ha sfiorato per un pelo il toro, ma lo ha lasciato scappare.

3. Molti hanno cercato il toro ma pochi lo hanno mai intravisto. Su a nord sulle montagne, o giu a sud, lo ha mai incontrato il suo toro ? La unica via di luce ed ombra, lungo la quale tutto viene e tutto va : se per caso il mandriano si dovesse ritrovare su quella Via, non avrebbe più bisogno di continuare la sua ricerca.


III -L’INCONTRO CON IL TORO

Il mandriano indietreggia spaventato nel'udire la voce e il quel momento intravede l’origine. I sei sensi si sono calmati in pacifica armonia con l’origine. 
Rivelatosi nella sua interezza, il toro ormai pervade tutte le attività del mandriano, presente altrettanto inseparabilmente come il sale nell’acqua di mare, o come il collante nella vernice. Quando il mandriano apre bene gli occhi e si guarda attorno, non vede nient’altro che se stesso.

VERSI

1. Improvvisamente un’allodola di bosco gorgheggia alta sulla cima di un albero. 
Il sole risplende caldo, e nella lieve brezza i salici sul ciglio dell’acqua mostrano i loro nuovi germogli. Non c’è più rifugio dove il toro si possa nascondere; nessuno pittore può catturare quella testa magnifica con le sue corna svettanti !

2. Vedendo il toro e sentendo il suo muggito, Tai-sung, il pittore has superato se stesso. Accuratamente egli ha raffigurato il cuore-toro dalla testa alla coda, e tuttavia, se guardiamo bene, non è proprio completo.

3. Essendo venuto in contatto naso a naso con il toro, no ha più bisogno di seguire il suo muggito. Il toro non è né bianco, né blu. Tranquillamente annuendo, il mandriano sorride fra sé e sé. Questa scena non può essere catturata in un dipinto !

IV –LA CATTURA DEL TORO

Per la prima volta oggi il mandriano ha incontrato il toro che per tanto tempo era rimasto nascosto nella selva. Ma quel suo territorio selvaggio, così piacevolmente familiare, attira ancora intensamente il toro. Egli anela la dolce erba profumata ed è difficile da tenere a freno. Ostinata caparbietá infuria in lui ed è dominato dalla sua natura selvaggia . Se il mandriano vuole davvero ingentilire il toro, lo deve disciplinare con la frusta.

VERSI

1. Con grande sforzo il mandriano è riuscito a catturare il toro. Ma testardo, ostinato e forte, questo toro non si fa ingentilire facilmente ! A volte scappia via e si arrampica su per gli altipiani, o corre giu nelle paludi nebbiose dove si può nascondere.

2. Tieni la briglia stretta e non mollare. Molti dei difetti più sottili non sono ancora stati eradicati. Non importa quanto delicatamente il mandriano tira la corda legata al naso, Il toro può ancora ribellarsi e tentare di fuggire nella selva.

3. Sebbene lo abbia catturato dove l’erba alta dal dolce profumo raggiunge fino alle stelle, il mandriano non deve lasciare andare la corda legata al naso del toro. Sebbene la strada di casa giá si intravede chiaramente, il mandriano deve spesso fermarsi con il toro, presso il ruscello blu o sulla montagna verde.

V –  iL TORO DIVENTA GENTILE



Seppur anche un solo pensiero sorge, sará seguito da una altro, e poi un altro ancora, in un circolo senza fine. Col risveglio tutto diventa veritá, nell’inganno dell’ illusione tutto diviene errore. Le cose non sono il risultato delle circostanze, bensì nascono dal cuore stesso del mandriano. Tieni le redini ben strette e non permettere nessuna esitazione.

VERSI

1. Nemmeno per un instante può il mandriano lasciar cadere la frusta e le redini, o il toro si libererebbe e correrebbe via con un gran polverone. Ma una volta che è stato pazientemente addomesticato e veramente ingentilito, seguirá il mandriano senza cavezza o catena.

2. Ora il toro può passeggiare sulle colline boscose, oppure camminare per le strade molto frequentate, coperte di polvere. Non si sognerá mai piu di andare in cerca d’erba nei prati di qualcun altro. Venire o andare non richiede più sforzo – il toro porta tranquillamente l’essere umano in groppa.

3 Attraverso l’addomesticamento paziente il toro si è familiarizzato con l’essere umano, e si è veramente ingentilito. Anche se gli capitasse di camminare nella polvere fitta, non si sporcherebbe più. Addomesticamento lungo e paziente ! 
Con un’improvviso lasciarsi cadere nell’abisso, il mandriano ha vinto tutta la sua fortuna. All’ombra degli alberi, gli altri incontrano la sua portentosa risata.

VI –TORNANDO A CASA SULLA GROPPA DEL TORO


Ora la lotta è finita ! Pure guadagno e perdita sono diventati irrilevanti. Il mandriano canta una vecchia canzone folk o suona una melodia per bambini con il suo flauto. Guardando su verso il cielo azzurro, va cavalcando sul dorso del toro. 
Se qualcuno lo chiama, non si gira a guardare , né si arresta se tirato per la manica.

VERSI

1. Senza precipitazione o fretta, il mandriano cavalca verso casa sul dorso del toro. 
Il suono del suo flauto si sente in lontananza nella nebbiolina della sera; nota per nota, melodia per melodia, tutto é infuso da questo stato d’animo senza confini; udendolo, nonc’è bisogno di chiedersi come il mandriano si senta.

2. Procedendo verso la diga, dove si trova la sua casa , lo si intravede nella foschia e nebbiolina mentre suona il suo flauto. 
Poi, improvvisamente, la melodia cambia e diventa la canzone del ritorno. 
Nemmeno i capolavori di Bai-ya possono essere paragonati a questacanzone.

3. Con un cappello di bambù e un cappotto di paglia va cavalcando verso casa immerso nella foschia della sera , seduto al contrario sulla groppa del toro, con la gioia nel cuore. Passo dopo passo, nella fresca brezza leggera, il toro non guarda più l’erba una volta irresistibile.

VII –IL TORO É DIMENTICATO, RESTA L’ESSERE UMANO


Non ci sono due Dharma. Solo provvisoriamente il toro è stato introdotto, un po come un artifizio o simbolo. Potrebbe anche essere paragonato a una trappola per catturare conigli, o a una rete da pesca. 
Ora il mandriano si sente come quando l’oro brillante è stato separato dal minerale che lo contiene, o come quando la luna appare da dietro un banco di nubi. 
La primordiale luce fredda ha sempre illuminato brillantemente, da prima dell’inizio dei tempi.

VERSI

1. Il mandriano è tornato a casa sul dorso del toro. Ora il toro è totalmente dimenticato e l’uomo è a suo agio. Egli magari può ancora dormire anche se il sole scottante è allo zenit. Frusta e redine ora sono inutili, e abbandonate sotto la grondaia.

2. Sebbene il mandriano abbia condotto il toro giù dalla montagna, la stalla è vuota. Pure il cappotto di paglia e cappello di bambù sono diventati inutili. Non è vincolato da nulla e, a suo agio, cantando e ballando, tra il cielo e la terra è diventato maestro di se stesso.

3. Adesso che il mandriano è tornato, casa è ovunque. Quando entrambi le cose e noi stessi sono completamente dimenticati, la pace regna per tutto il giorno. 
Credi nella cima ‘Ingresso al Segreto Profondo’ – Nessun essere umano si può accomodare sul vertice di questa vetta.

VIII –SIA IL TORO CHE L’ESSERE UMANO SONO DIMENTICATI


Quando tutti i desideri mondani cessano, pure la santitá perde il suo significato. 
Non fermarti in un luogo dove si trova il Buddha, e passa velocemente dove Egli non è. Se uno non si arracca a nessuno dei due, nemmeno mille occhi lo possono scoprire. 
La santitá alla quale gli uccelli consacrano fiori è vergognosa.

VERSI

1. Frusta e redine, toro e essere umano sono tutti svaniti nel nulla. Non ci son parole per descrivere e racchiudere la volta blu del cielo. 
Come potrebbe la neve accumularsi su una piastra rovente ? 
Solo quando siamo giunti a questo posto, siamo all’altezza dei Vecchi Maestri.

2. Vergogna ! Finora volevo salvare il mondo intero; ora, sorpresa ! Non c’è mondo da salvare ! Strano ! Senza antenati o successori, chi può ereditare, chi trasmettere questa verità.

3. Lo spazio è stato frantumato con un sol colpo, e sacro e profano sono tutti e due svaniti. Dove non si può andare, il cammino è giunto al termine. 
La luna brillante sopra il tempio e il fruscio del vento fra gli alberi. 
Tutti i fiumi, restituendo le loro acque, scorrono di nuovo verso il mare.


IX –IL RITORNO ALL’ORIGINE, DI NUOVO ALL FONTE


Nell ‘origine tutto è puro e non c’è polvere. Raccolti nella pace dell’azione non-intenzionale (Wu-Wei), egli vede il via-vai di tutte le cose. 
Non più illuso da immagini fantasma che cambiano forma, non ha più nulla da imparare. Blu scorre il fiume, verdi si estendono le montagne; seduto in solitudine, contempla cambiamento di tutte le cose.

VERSI

1. Ritornato all’origine, di nuovo alla fonte, tutto è completato. 
Non c’è niente di meglio che essere improvvisamente come cieco e sordo. 
All’interno del suo eremo, non guarda piú fuori. Senza confini, il fiume scorre proprio come scorre. Rossi sbocciano i fiori, proprio come fioriscono.

2. La grande attività procede indisturbata e non ha tempo per essere o non essere. 
E così per vedere e per sentire egli non ha bisogno di essere come un sordo e cieco. 
Ieri sera l’uccello d’oro volò giù nel mare, e nondimeno, anche oggi come da sempre, l’anello rosso dell’alba si accende nel cielo.

3. Fatto è ciò che doveva essere fatto e tutti i percorsi sono stati completati. 
Il risveglio piu lucido non è diverso da essere ciechi e sordi. 
Il cammino lungo il quale lui è arrivato, è terminato sotto i suoi sandali di paglia. 
Nessun uccello canta. Fiori rossi sbocciano nel loro glorioso splendore.


X –ANDANDO AL MERCATO, CON MANI CHE DISPENSANO BEATITUDINE

Il cancello di frasche è fermamente chiuso, e né saggio né Buddha può vederlo (lui). 
Ha sepolto in profonditá la sua luce e si concede di differire dalle consolidate maniere degli antichi maestri. 
Portando una zucca entra nel mercato, facendo roteare il suo bastone, ritorna a casa. Frequenta osterie e bancarelle di pesce per fare aprire gli occhi agli ubriaconi, e per aiutarli a risvegliarsi a se stessi.

VERSI

1. A torso nudo e piedi scalzi entra nel mercato, col viso striato di polvere e il capo coperto di cenere, ma una possente risata si estende da guancia a guancia. Senza preoccuparsi di far miracoli, improvvisamente alberi morti incominciano a fiorire.

2. In amicizia questo individuo viene come da una terra e un popolo stranieri, con caratteristiche simili a quelle di un cavallo, o magari come un asino. Ma quando scuote il suo bastone di ferro, tutto ad un tratto ogni cancello e ogni porta si spalanca per lui.

3. Direttamente fuori dalla manica la verga di ferro vola diritto in faccia. 
Con una gran risata che si allarga at tutta la faccia, egli parla Mongolo o conversa in Cinese. Completamente aperte son le porte del palazzo a chi, incontrando se stesso, tuttavia rimane sconosciuto.

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