Thursday 23 October 2014

VanityFair: La bambina che voleva essere Emily Dickinson

http://bookfool.vanityfair.it/2014/10/21/la-bambina-che-voleva-essere-emily-dickinson/

La bambina che voleva essere Emily Dickinson

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«Sì. Fin da piccola ho sentito un gran bisogno di entrare in intimità con le cose e gli altri esseri umani, e di sentire che attorno a noi c’è uno spazio immenso. È quello che dico sempre ai bambini: che noi abitiamo nel mistero e facciamo finta di nulla. Nell’86 ho seguito il mio compagno di allora in India e lì ho incontrato un maestro e ho iniziato a praticare la meditazione Vipassana, che è molto semplice e incentrata sul respiro. Tornata in Italia, ho incontrato il buddismo Theravada, il cui nome significa “scuola degli antichi, degli anziani”, che ha origine thailandesela ed è la via con meno orpelli religiosi e rituali, la più essenziale. Avevo bisogno di trovare un’etica singolare, cioè mia, che non fossero le etiche proposte dal mondo o l’assenza di etica che proponeva la mia generazione. E l’ho trovata lì, nella semplicità di alcune linee guida che sono: non uccidere, non rubare, non mentire, essere corretti con la sessualità, cioè non fare soffrire gli altri, e non prendere intossicanti mentali. Pensi se il mondo tenesse in conto anche solo il primo precetto che cosa succederebbe. Ho trovato un metodo di trasformazione che non avevo trovato nella religione in cui sono nata, che è forse più vicino al Cristianesimo contemplativo, un aspetto che nel tempo si è poi perso. Anche se, per meditare, non viene richiesto nessun tipo di conversione, uno può continuare con la sua vita, anche frequentare altre religioni, ma avere come metodo la meditazione».
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